C'era e c'è
Sarò in grado di scrivere questa storia?
Perché voglio scrivere?
A chi voglio parlare?
Con gli anni ho imparato che provare a condividere i pesi che si portano sulle proprie spalle, rende il carico più leggero. Forse non di molto. Ma il senso di sollievo è ben percepibile. La differenza è netta.
Ho cominciato a scrivere questa cosa con altre intenzioni: parlare di gentilezza e di gesti gentili. Perché la rabbia, i contrasti, l'egoismo mi sembrano uno spreco di energie. Non servono.
Non si tratta di buonismo né di porgere sempre un'altra guancia. Si tratta di provare a vedere il mondo anche mettendosi nei panni degli altri, Si tratta di selezionare le proprie battaglie. E di credere che la violenza, sia fisica che verbale, rappresenti una vera e propria involuzione.
Questo era il mio intento.
Poi mi sono resa conto che il peso che portavo sulle spalle stava lentamente avanzando facendosi spazio fra la testa e il cuore. E lo stomaco.
La diagnosi di Alzheimer di mamma ci ha prima impietriti come statue di sale. Poi schiacciati. Poi...
Poi non so nemmeno io.
Comincio a parlarne e a condividere azioni, emozioni e piccole strategie giornaliere per fronteggiare questo senso di impotenza e lei che ogni giorno cambia. Ogni giorno un po': un po' meno, un po' lentamente, un po' sonnolenta...
La vita a piccolissime porzioni.
Così voglio mettere l'accento sulle cose positive: i viaggi e i cammini che mi riempiono, i baci alla mamma, i libri letti e gli amici.
Voglio creare un piccolo diario di viaggio della malattia e di chi la affronta "di fianco".
Ho rimandato. Ho cercato di evitare, di tenere "stanze separate", di farmi trovare sempre impegnata per non dover affrontare una narrazione approfondita.
Da qui ho capito di dovere ripartire. Da un c'era che adesso c'è ma è diverso.
Si va.
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