Alzheimer - inizio
Quando arriva?
Come te ne accorgi?
Suona la sirena tipo bombardamento e ti rifugi in un bunker?
Qualcuno ti bussa su di una spalla e ti dice “Tana per te”?
Macché. Striscia lungo i muri e si insinua piano piano.
Infame.
E non porta con sé nemmeno un manuale di istruzioni.
Permettetemi di saltare un po’ questa parte e raccontare solo
qualche frammento. La diagnosi è senza dubbio la parte più dolorosa: improvvisamente
precipitati in una voragine di cui non si conosce la profondità.
Mamma un giorno al supermercato non riusciva a infilare il
carrello nella rastrelliera con gli altri.
Mia sorella, che era con lei, raccontando l’episodio, ci ha fatto
ridere.
“La mamma oggi sembrava ubriaca”
Era un ictus.
Poi ne è arrivato un altro dopo 6 mesi.
Senza lasciare traccia, pensavamo noi. Che fortuna.
Invece è arrivata Lei, la malattia. Alzheimer
cerebrovascolare.
Stronza.
Perché per me è femmina. La malattia. Così ce la vediamo
meglio tra di noi, senza riguardi. Tra donne arrabbiate.
Quando si impara a conviverci?
Non prima di avere pianto ogni singola lacrima. Non prima di
avere perso il sonno per diverse notti.
Non prima di avere letto ogni libro e articolo per capire le
cause, le cure, le conseguenze.
Non prima di aver parlato, seppure un po’ frettolosamente,
con lo psicologo messo a disposizione dall’Ausl.
Merda.
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